Lezione di P. Giuseppe Galassi dell’Ordine dei Servi di Maria – MARIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA

Lezione di P. Giuseppe Galassi dell’Ordine dei Servi di Maria – MARIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA

 

12 settembre 2011

 

12 settembre 2011

PARROCCHIA S. STEFANO – LEONFORTE ( EN )

Questa sera tratteremo Maria nel Magistero della Chiesa. Con il termine “ Magistero “ la Chiesa Cattolica indica il proprio insegnamento, il Papa  esercita questa azione attraverso tre documenti: L’Enciclica, l’Esortazione Apostolica e la Lettera Apostolica.

L’enciclica è il documento che ha il massimo valore e impegna moralmente il cristiano, nessuno può dire di non metterla in pratica, pensate all’Enciclica “Humanae Vitae” con la quale papa Paolo VI proibì l’uso della pillola, se non si obbedisce a tale divieto c’è il peccato; quindi l’Enciclica è il massimo valore del magistero di un Papa. Poi c’è l’Esortazione Apostolica che ha un valore dottrinale, quindi si può anche non metterla in pratica, in quando il papa esorta a fare qualcosa ma non obbliga; mentre l’Enciclica obbliga, l’esortazione  esorta e  consiglia,  tocca alla sensibilità di ciascuno  se metterla in pratica o meno. Infine c’è  la Lettera Apostolica con la quale il Papa dà delle informazioni, offre una dottrina la quale può essere discussa, può essere anche criticata, quindi non contiene né un obbligo né un’ esortazione, è un insegnamento, come quando la mamma o il papà insegnano qualcosa ai figli e poi questi sono liberi di mettere o non mettere in pratica.

Il documento che stasera voglio presentarvi è il punto di riferimento, il documento dei documenti sulla Madonna, il titolo latino è “ Marialis Cultus “ il culto alla Madonna  un’esortazione apostolica di papa Paolo VI presentata subito dopo il Concilio. C’era già stato un grosso documento nel Concilio: “ il capitolo VIII della Costituzione sulla Chiesa” dove, appunto, Maria è inserita nella Chiesa dopo il popolo di Dio con un capitolo a parte.

E’ necessario considerare anche  un altro fenomeno, il concilio aveva centralizzato  tutto sul Cristo, la centralità sul Cristo dal punto di vista del rinnovamento liturgico e  dottrinale,  quindi gli occhi erano puntati su questo aspetto, quasi mettendo da parte la Madonna, come se ella potesse oscurare Gesù o potesse deviare i fedeli da Gesù attirandoli più a sé e non mandarli da Gesù; questo fenomeno  creò una vera e propria crisi nella devozione a Maria. Paolo VI, che aveva avvertito ciò, scrisse questa esortazione volendo dare alla Madonna il titolo di “ Madre della Chiesa “ facendo pure un apposito decreto e  una serie di interventi nel Concilio stesso. Il titolo dell’esortazione non era ben visto dai padri conciliari per prudenza nei confronti delle chiese ( greca, ortodossa e fratelli separati) ma Paolo VI di proprio pugno proclamò Maria Madre della Chiesa.

In un intervento a Bonaria ai pescatori di Cagliari il 14 aprile 1970,  Paolo VI affermò una cosa molto grande: “se vogliamo essere veri cristiani dobbiamo essere come Maria“ per quel rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che esiste tra il Figlio e la Madre. Poi dopo una serie di interrogativi: “chi ci ha portato la salvezza? Chi ci ha portato la Chiesa? Chi ci ha portato i Sacramenti? Chi ci ha portato la gioia? Chi ci ha portato la pace?” Paolo VI concluse che tutto ciò era avvenuto grazie al “ SI “ di Maria e soprattutto  grazie all’incarnazione di Gesù; e aggiunse: “ in Lui troviamo Lei e in Lei troviamo Lui” e con questa affermazione diede una bella lezione a tutti coloro che ritenevano che la Madonna potesse deviare i fratelli, i figli e i fedeli dall’andare verso Gesù. Tutto questo è meraviglioso: in lei troviamo lui e in lui troviamo lei per quel rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che esiste per consanguineità e soprattutto come identità: il ruolo di Maria e il ruolo di Gesù, il nuovo Adamo e la nuova Eva, la nuova coppia che Dio Padre aveva già preannunciato nella Genesi con la caduta di Adamo ed Eva.

Paolo VI mise anche un po’ da parte le teorie sulla vera devozione alla Madonna  di Sant’Alfonso Maria de’ Liquori e di San Luigi Maria Grignon i quali affermavano che si giungeva a Gesù per mezzo di Maria; egli,  invece, dichiarò non più a Gesù per mezzo di Maria, come due movimenti distaccati, ma in Gesù troviamo Maria e in Maria troviamo Gesù e da qui la necessità di scrivere questa esortazione. Nella Marialis Cultus Paolo VI parte dal Calendario liturgico, le feste, pensate all’8 dicembre, l’Immacolata Concezione, nel tempo dell’Avvento che è il tempo mariano più importate di tutto l’anno liturgico, anche se poi anticamente la tradizione ha scelto come mese mariano maggio; nel periodo dopo Natale La Presentazione di Gesù al Tempio, conosciuta come la Candelora perché in questo giorno vengono benedette le candele, la candela è il simbolo di Cristo luce che entra nel mondo, quindi Paolo VI recupera la festa della Presentazione di Gesù al Tempio in cui Maria ha anche un ruolo poiché Simeone le predice la spada: “ una spada ti trafiggerà il cuore, questo tuo figlio sarà segno di contraddizione “, anche Simeone aveva messo insieme Gesù, che sarà  la pietra angolare scartata dai costruttori, e la Madre che riceverà la Spada, cioè questo figlio le darà effettivamente tanta sofferenza.

Nel periodo della Quaresima il quinto venerdì di quaresima, anticamente detto il Venerdì di passione cioè il Venerdì prima del Venerdì Santo, la Chiesa fa memoria di Maria ai Piedi della Croce che è una festa prettamente dei Servi di Maria ed è rimasta solennità; segue poi l’Annunciazione e non è più la festa della Maria SS. Annunziata ma è solennità dell’Annunciazione di Gesù, l’annuncio dell’Incarnazione; il 31 maggio si festeggia la Visitazione e infine la grande festa della Pasqua di Maria con l’Assunzione della Beata Vergine Maria  il 15 di Agosto.

Vedete come anche il Calendario Liturgico è costellato di appuntamenti mariani, inoltre il Papa in questa esortazione mette l’accento sul Sabato Mariano, che non deve essere trascurato e addirittura ci sono diversi formulari per celebrare il Sabato di avvento, di quaresima e nel tempo di Pasqua, e questo deve essere un impegno delle due Confraternite, dell’Addolorata e dell’Annunziata, valorizzare molto il Sabato mariano e tutte le feste della Madonna così come vengono presentate nel calendario liturgico. Quindi nel restaurare il calendario liturgico Paolo VI ha rimesso in luce anche tutti gli appuntamenti con la Madre della vita, con la Madre dell’autore della vita, addirittura lo stesso Papa afferma che l’anno sociale inizia con la solennità di Maria regina della Pace, con la giornata della Pace.

Detto questo Paolo VI in questo documento passa a mettere in luce quattro principi fondamentali non tanto per una devozione alla Madonna, ma tanto per un culto alla Madonna, e quando si parla di culto intendiamo il culto divino o cristiano perché il culto è tale in quanto mettiamo al centro Cristo e non vi sono altre formule.

Paolo VI quindi identifica in questo documento Maria modello della Chiesa nell’esercizio del culto,  qui il Papa parla sia della Chiesa come popolo di Dio sia del singolo individuo quindi Maria è modello della Chiesa e di me stesso, di come esercitare il culto nella Chiesa e di nuovo mette l’accento in Maria Vergine dell’Ascolto, l’ascolto della Parola di Dio, l’ascolto del maestro interiore che è la mia coscienza, l’ascolto dei sentimenti che ti vengono dal cuore, l’ascolto dei pensieri positivi che ti vengono dalla mente, l’ascolto prudente di un amico o di una persona cara, un consiglio di un amico, quindi l’abilità nell’ascoltare gli altri, allora la Vergine dell’Ascolto diventa il modello di tutta la Chiesa e di ognuno di noi; prima di tutto come ascoltare la parola di Dio: perché lei è colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore, Elisabetta infatti le ha detto” Beata Te che hai creduto nell’adempimento della parola”.

Maria è altresì la Vergine della preghiera, della quale il Magnificat è l’espressione più alta, la Vergine è in preghiera anche a Cana di Galilea dove intercede presso il Figlio per delle necessità temporali: “ non hanno il Vino “; e noi, potremmo dire, il simbolismo di quel vino:  nelle nostre case manca la gioia, la serenità, la pace, il lavoro, la salute mancano i soldi e oggi potremmo dire nelle case mancano gli affetti che si stanno inquinando e sostituiti dagli interessi, basta vedere cosa non avviene nelle famiglie per gli interessi, per le divisioni dell’eredità che lasciano i genitori, sopra gli affetti prevalgono gli interessi e questa è una cosa demoniaca perché il denaro è figlio del demonio; poi vediamo ancora la vergine orante nel cenacolo Maria quale segno di unità tra i cristiani, la vergine Madre colei che per la sua fede e al sua obbedienza generò nella terra il Figlio di Dio; La Vergine Offerente nell’episodio della Presentazione di Gesù al Tempio.

Quindi Maria diventa il modello di come esercitare un culto veramente cristiano attraverso l’ascolto, attraverso la preghiera e attraverso l’offerta.

Poi Paolo VI passa a dire che tutto il culto e tutta la pietà mariana deve essere condita dalla Trinità, da Cristo e dalla Chiesa, Maria mi deve portare alla Trinità, mi deve richiamare continuamente a Cristo e non a caso a Cana lei dice:” fate quello che Lui vi dirà“, non attira l’attenzione a sé, ma rimanda a Gesù. Segue il discorso ecclesiale, Maria mi deve educare ad essere Chiesa ad essere popolo di Dio, ad essere comunità cristiana, quindi dobbiamo stare attenti a non volerci sostituire ai parroci dando noi indicazioni, lezioni e scelte da fare e oggi questo succede creando un vero e proprio ping pong tra laici e preti.

In che cosa esprimiamo la nostra ecclesialità? Dobbiamo fare riferimento ai cinque criteri che Giovanni Paolo II enunciò per qualificare un’ aggregazione di cristiani fedeli, se non ci sono questi cinque criteri non esiste alcuna aggregazione che possa dirsi cristiana; non posso enunciarli tutti ma mi soffermo solo sul primo che è il più importante e cioè il criterio del senso dell’unità e lo scopo della santità  e cioè bisogna entrare in un gruppo cristiano per santificarsi e non per fare il protagonista quindi il criterio per mettersi insieme è lo scopo di santificare la propria vita volendola migliorare con l’intendo di essere sempre più cristiano se non c’è questo criterio siamo completamente fuori strada in ogni comunità o aggregazione religiosa.

Paolo VI dà quattro principi sul nostro rapporto di culto, non di devozione.

Il primo rapporto è quello biblico cioè la conoscenza di Maria nella sacra scrittura perché se non la conosciamo è inutile che la preghiamo, la incensiamo o la incoroniamo perchè dalla conoscenza nasce l’amore e dall’amore nasce il desiderio di conoscerla di più.

Altro criterio è l’aspetto liturgico Maria nel calendario liturgico, le feste che la riguardano, come vengono solennizzate? Come vengono vissute?.

Poi abbiamo il principio eucumenico in rapporto a tutte le altre espressioni religiose e principalmente rispetto alle altre religioni, pensiamo al rapporto ecumenico con gli extracomunatari e il rapporto ecumenico dentro qui a Leonforte.

Ed infine il culto alla Madonna deve portare ad una  conoscenza antropologica di Maria la parola antropologica vuol dire studio dell’uomo nel nostro contesto, dobbiamo intenderla come conoscenza tra di noi riconoscerci come figli di Dio perché ci dobbiamo qualificare sempre per quello che siamo non per quello che facciamo, Maria mi deve riportare a riscoprire il valore della persona umana facendo riferimento proprio a Lei donna ebraica che è modello di ogni persona umana è lei la creatura più vicina a Dio.

 

DIFFENZA TRA DEVOZIONE E CULTO

 

La devozione (in latino: devotio, da devouere, fare un voto ) sta ad indicare quando ci offriamo ad un santo facendo un voto; con la Madonna e con Gesù non ci può essere devozione in quanto essi hanno un rapporto filiale di consanguineità con ognuno di noi in altre parole sono essenziali e indispensabili per il nostro essere cristiani.

Bisogna stare attenti perché le devozioni possono scivolare con molta facilità in manifestazioni esagerate e irrazionali, possono degenerare in enfasi e sviolinate cioè tanta forma e niente sostanza, esempio faccio voto di portare un mazzo di fiori a  S. Antonio ma se questo mazzo di fiori non è accompagnato da una preghiera e da un ferma volontà di cambiare, non ha senso portare questi fiori.

Maria vuole essere imitata non vuole nessuna devozione e vuole un rapporto filiale perché è nostra Madre a tutti gli effetti e,come ho sempre detto e lo ripeto anche stasera, sotto la Croce, al posto di Giovanni evangelista, c’era ognuno di noi e a ciascuno di noi Gesù ha detto: “ ecco tua Madre”, prendila, portala nella tua casa e come Giovanni debbo tenerla nella mia casa, nel mio cuore, nella mia professione, nelle mie scelte e mettermi sotto la sua protezione, sotto la sua scuola e sotto la sua materna guida.

Quindi ricapitolando la devozione la si può tributare ai Santi i quali sono presenti  nel Calendario liturgico,  mentre il culto si dà  a Gesù e alla Madonna che hanno con ognuno di noi un rapporto esistenziale di consanguineità, tanto quanto quello che io ho con i miei parenti più stretti. Quindi il culto come segno di massima espressione della lode  si dà soltanto alla Trinità, a Gesù e a sua Maria.

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