GIOVEDI SANTO: Cena Domini
Con la celebrazioni in Coena Domini si rievoca il rito della lavanda dei piedi di Gesù agli apostoli e l’ultima cena con l’istituzione dell’Eucaristia.
A questo rito partecipano i confrati che hanno rappresentato il dramma della Ramaliva, con gli stessi costumi della sacra rappresentazione.
Con la celebrazioni in Coena Domini si rievoca il rito della lavanda dei piedi di Gesù agli apostoli e l’ultima cena con l’istituzione dell’Eucaristia.
A questo rito partecipano i confrati che hanno rappresentato il dramma della Ramaliva, con gli stessi costumi della sacra rappresentazione.
Dopo la Comunione avviene la reposizione dell’Eucaristia nel Tabernacolo ( impropriamente detto “sepolcro “ ), che viene chiuso e la chiave affidata a un bambino che la custodirà nella propria casa, per riconsegnarla durante la liturgia del Venerdì Santo.
Questo gesto ha un profondo significato: enfatizza la purezza del bambino e, di conseguenza, gli viene riconosciuta la dignità a essere custode di quella chiave, che è il sigillo del tabernacolo.
Segue il momento della rievocazione dell’ultima cena, in silenzio, durante il quale i confrati ripetono i gesti che Gesù fece quella notte, e alla fine del quale, sempre in silenzio, viene distribuito il pane ai fedeli rigorosamente seduti ognuno al proprio posto in compostezza, che conferisce la giusta solennità alla celebrazione.
Dopo la Messa in Cena Domini, la liturgia invita i fedeli a sostare in adorazione del Santissimo Sacramento, rivivendo l’agonia di Gesù nel Getsemani. E vediamo come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore.
Come i discepoli di ieri, anche noi, discepoli di oggi, spesso dormiamo. In questa notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora; così possiamo meglio comprendere questo grande mistero d’amore racchiuso in questo Giovedì Santo.